Per chi giunge sull’Amiata la visita al Cisternone è una tappa obbligata per vedere l’olivo aeroponico
In superficie si vede l’olivo alimentato straordinariamente attraverso la tecnica aeropinica, al di sotto, apparentemente nascosta agli occhi dei visitatori, si trova una cisterna dove le radici del “famoso” olivo trovano nutrimento.
A Seggiano vi è una pianta che affonda le proprie radici in una cisterna, alimentandosi in modo insolito, inoltre i segnali della sua attività “nervosa” sono registrati e tenuti sotto controllo e il visitatore può conoscere perfino le emozioni più intime della pianta. Ci troviamo nel contesto del Museo dell’Olivastra e della Terra di Seggiano, appena qualche passo fuori dagli ambienti museali tradizionali. L’olivo situato in una graziosa piazzetta nel centro storico rappresenta un monumento alla biodiversità dell’Olivastra Seggianese e mentre il tronco e la chioma si affacciano su uno spettacolare panorama le sue radici crescono libere nel vuoto della cisterna. Alta 12 metri e appositamente restaurata oggi il “Cisternone” ospita le radici della pianta più grande al mondo alimentata con tecnologia aeroponica ma un tempo era la cisterna che serviva a raccogliere l’acqua piovana e la sua struttura ancora oggi rappresenta una grande opera di ingegneria e architettura.
COME VIVE L’OLIVO SOSPESO
Si tratta di un esperimento scientifico unico al mondo, perché l’olivo – della cultivar Olivastra Seggianese naturalmente – è stato collocato nel 2014 nello spazio che copre l’antica cisterna del paese, e il suo apparato radicale è sospeso nel vuoto proprio all’interno della cisterna. L’olivo dunque è coltivato con tecnica aeroponica e un sistema computerizzato vaporizza acqua e sostanze nutritive all’apparato radicale al momento del bisogno. Si tratta della più grande pianta al mondo con le radici sospese, e l’esperimento è nato grazie all’incontro tra l’amministrazione comunale di Seggiano e il professor Stefano Mancuso, il neurobiologo che studia l’intelligenza delle piante.
SCOPRI LA CISTERNA
Grazie al contributo della Fondazione Le Radici di Seggiano oggi possiamo scoprire la singolare e robustissima tecnica costruttiva di questa cisterna che fino a cent’anni fa raccoglieva tutte le acque piovane di Seggiano e ne costituiva un prezioso accumulo.
Esternamente è realizzata in sasso matrollino, una pietra calcarea molto compatta e robusta che ne assicura tuttora una ottima stabilità; è la stessa roccia su cui si basano le fondazioni anche delle case di tutta Seggiano.
E’ anche una roccia molto impermeabile all’acqua, ma i costruttori non si sono fidati; per garantire la tenuta dell’acqua l’interno della cisterna è rivestito di speciali mattoni, molto compatti e centinati, cioè sagomati con i lati radiali convergenti nel centro della cisterna a formare un cerchio perfetto, in modo da usare pochissima malta, l’elemento teoricamente critico per la tenuta idraulica. Dall’interno della cisterna si evidenzia la precisione di posa in opera, straordinariamente uniforme in ogni zona.
Durante i recenti lavori per alloggiare l’ulivo si sono avute grosse difficoltà a realizzare le due aperture (sul fianco e in sommità) per la durezza e compattezza della pietra esterna, ma soprattutto dei mattoni e della malta; è questa la migliore dimostrazione della straordinaria tecnica costruttiva adottata.