Cultura, Natura e grandi spazi. Ecco cinque piccoli borghi del monte Amiata da visitare
Il Piano di Toscana Promozione si baserà sulla vacanza capace di far vivere al viaggiatore esperienze autentiche. Parole come “autentico” e “reale” ce le sentiamo veramente nostre, vivono da secoli nelle vie dei nostri villaggi di montagna, nelle piccole piazze e nelle civiltà che da sempre hanno abitato il monte Amiata. Oggi che le sentiamo pronunciare da Toscana Promozione, il braccio operativo della Regione Toscana, a noi ci fa enormemente piacere e ci troviamo a condividerle perché troviamo il monte Amiata interprete reale di alcune esperienze di turismo che i viaggiatori post Covid potrebbero ricercare. Se andiamo alla ricerca di luoghi autentici non possiamo fare a meno di conoscere i tanti borghi che si trovano ai piedi dell’antico vulcano. Oggi andiamo alla scoperta di 5 villaggi fuori dal tempo, ricchi di storie da scoprire e bellezze da vivere.
AI PIEDI DELL’ANTICO VULCANO E VICINO ALLA MAREMMA: CANA
Cana (nel comune di Roccalbegna) è un luogo lontano da tutto quello che è definibile turismo di massa per questo giungervi è una sorpresa degna di nota. Sorge su una collina compresa tra i torrenti Trasubbie e Trasubbino, si presenta come un tipico castello medievale il cui sviluppo ha seguito il naturale andamento del terreno attorno alla originaria Rocca. Degni di nota sono la Cisterna Medicea, il rione denominato “Borgo”, la Fattoria Fortificata “Il Castagnolo” e il “Centro Storico”. Come al solito suggeriamo di parcheggiare l’auto e iniziare a camminare, assicuratevi di avere tanta batteria nel vostro cellulare, vi occorrerà per fare molte foto.
UN VERO E PROPRIO MODELLO DI ECOSISTEMA SOCIALE: MONTELATERONE
lo si vede da Arcidosso, Seggiano, Castel del Piano, Monte Labbro e addirittura dall’Amiata ma in pochi ne conoscono il nome. Montelaterone è il luogo dove la domanda: “Ma chissà un tempo quante persone ci abitavano?” sorge spontanea perché le case (oggi perlopiù chiuse in inverno e vissute solo in estate) sono davvero tante. Qui – lo diciamo subito – perdersi è facile, un dedalo di strette vie in salita caratterizza il centro storico e può confondere il visitatore. Lo smarrimento sarà felicemente ricompensato con l’arrivo alla Roccaccia. I ruderi di quello che un tempo era il Cassero Senese dominano il borgo fin dal 1200, quando cioè Montelaterone apparteneva alla Repubblica di Siena. Oggi il paese è modello di ecosistema sociale, qui è nata una cooperativa di comunità che ha aperto un bar e un spaccio di alimentari e che tiene in vita questo paese. Dal cuore del borgo partono interessanti trekking.
PIÙ IN ALTO DELLA NEBBIA, PIÙ IN BASSO DEL FIUME: MONTEGIOVI
Nei giorni di nebbia il paese appare sospeso sul vuoto. Rispetto agli altri borghi amiatini lo si trova più facilmente perché arrivando sul monte Amiata è praticamente impossibile non notarlo. Il borgo di Montegiovi (nel comune di Castel del Piano) si erige sopra un enorme masso e per raggiungerlo occorre abbandonare la strada principale e percorrere una lingua di asfalto che conduce proprio alle porte del borgo. La visita di questo paese del monte Amiata, in un normale giorno di primavera ci proietta in un’epoca lontana, quando il ciuco era il mezzo usato dal popolo e le giornate erano scandite dalle campane della chiesa. La terrazza panoramica si affaccia sugli oliveti di Olivastra Seggianese (tipica cultivar di questa area geografica) che riempiono gli occhi di tanta bellezza. A catturare la scena qui sono i luoghi sacri, infatti nella chiesa di San Martino, tra i vari dipinti notiamo: una “Santa Caterina” seicentesca forse del Vanni e la “Madonna del Rosario” di Francesco Nasini. Suggestivo è anche l’Oratorio della Madonna degli Schiavi, all’entrata del paese, dove è conservato un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, da qualche critico ritenuto della scuola di Simone Martini. Ma che Montegiovi abbia saputo affascinare i suoi visitatori è noto, Questo paese dell’Amiata è addirittura citato nel sonetto XL di Cecco Angiolieri.
UN VILLAGGIO A PICCO SULLE GOLE DEL FIUME ALBEGNA: ROCCHETTE DI FAZIO
CI siamo arrivati dalla strada più lunga e tortuosa, tant’è che a un chilometro di distanza ci siamo chiesti: “ma siamo sicuri che ci si arriva?”. La fatica e le curve che si incontrano nel tragitto meritano tutto lo spettacolo e la pace che questo borgo trasmette. Arroccato su una rupe calcarea Rocchette di Fazio (nel comune di Semproniano) domina tutta la vallata del fiume Albegna ed è come incastonato nella natura più selvaggia, tra Maremma e Amiata. Oggi rappresenta un gioiello del monte Amiata di inestimabile bellezza. Una manciata di casine catturano la scena architettonica del paese rendendolo pittoresco e soprattutto in primavera e in estate, a farla da padrone sono i balconi fioriti. Un paese ricco di storia e di tradizioni e oggi a svelarle, almeno in minima parte, è la Rocca Aldobrandesca che apre un immenso “belvedere”.
IL VILLAGGIO DELL’ACQUA: VIVO D’ORCIA
Si tratta del classico borgo di montagna che merita una visita, anche solo per gli spazi naturalistici, l’aria fresca anche in estate e le splendide acque delle secolari sorgenti. Vivo d’Orcia è il paese che non ti immagini di trovare ma che scoprirlo trasmette un grande benessere. Famosa per le sue qualità e per la storia che ha alle spalle l’Acqua del Vivo è un non plus ultra delle acque potabili. La sorgente Ermicciolo, che scaturisce sul versante nord del Monte Amiata nei pressi del villaggio è a poco più di mille metri su livello del mare, venne indicata per la prime volta come sola capace di risolvere il problema del rifornimento di idrico di Siena nel 1890, dagli ingegneri della Società Italiana di condotte d’acqua di Roma. Il Vivo è anche un borgo di storia. Antica sede dell’Eremo Camaldolese del Vivo, fu fondato presumibilmente attorno all’anno 1000. Il borgo subisce una profonda trasformazione nel 1538 quando viene ceduto dal Papa Paolo III al Cardinale Marcello Cervini, poi divenuto Papa.