Una chiesa in stile romanico alle porte di Arcidosso
La Pieve di Santa Maria in Lamula è un luogo sacro immerso in un bellissimo castagneto, ai piedi del villaggio di Montelaterone e poco distante da Arcidosso. La chiesa è in stile romanico (è stata costruita con blocchi di trachite), venne edificata come cella, ossia come filiale, dell’abbazia di San Salvatore al monte Amiata agli inizi del IX secolo. Anche se la facciata e il campanile sono stati rifatti nella seconda metà del 1800 e, seppure le notizie che la nominano risalgono al IX secolo, la struttura attuale non dovrebbe essere anteriore al XII secolo.
IL NOME, LA STORIA
La parola “lamule”, di origine latina, deriverebbe da lame o strisce di terreno paludoso vicino a un corso d’acqua. In effetti la pieve sorge poco distante dal torrente Ente. Mentre “Lamole o Lamule” era il nome del villaggio che lì sorgeva. “Lamulas” invece deriverebbe da una tradizione popolare e trarrebbe la sua origine da “La mula” che si inginocchiò all’ingresso della chiesa lasciandovi le sue impronte, tuttora visibili.
IL SUO INTERNO
La pianta dell’edificio è a tre navate, divise da due fila di colonne da absidi semicircolari. L’interno è irregolare nella pianta strutturale di base e questo tratto nel Medio Evo era la rappresentazione della vita, a differenza della simmetria che invece era vista come staticità e morte. Anche le colonne seguono questa voluta trasgressione e ognuna è diversa da un’altra, come del resto lo sono i capitelli. Probabilmente furono ricostruite dopo l’incendio perpetrato dai senesi nel 1264. L’interno della chiesa è dominato dalla statua di legno della Vergine col Bambino, posta sopra l’altare centrale, il quale stringe una rodine e viene fatta risalire alla scuola senese del 1400, forse a quella di Jacopo della Quercia.
IL SIMBOLISMO DELLE COLONNE
Nell’architettura medievale la colonna è il punto di arrivo e di partenza nel percorso che il fedele compie verso Dio e la salvezza. Con le proprie caratteristiche e unicità, ogni colonna adempie la comune funzione simbolica di ascesa e discesa, fra la terra e il cielo. Nella Pieve di Lamulas le rappresentazioni sui capitelli iniziano sui due pilastri che introducono al presbiterio, con due cavalieri armati a sua protezione. Le altre immagini, apparentemente rozze, sono invece tipiche espressioni del “romanico”, ricche di significati e riscontrabili in altre piedi della Toscana. Il loro simbolismo, spesso oscuro, dovrebbe scacciare e allontanare gli spiriti maligni dal luogo sacro.
CURIOSITÀ DEL LUOGO
Una volta scoperta la bellezza e l’unicità dei capitelli si può entrare in una stanzetta che era la vecchia sacrestia, sulla sinistra vi è murato uno stemma in pietra che raffigura l’effige benedettino del monastero di Abbadia San Salvatore, costituito da due pastorali intrecciati sopra tre monti: l’Amiata stilizzata, con ai lati due S: San Salvatore. Altre curiosità, più di tipo popolare, sono quelle che rimandano all’ipotesi di una presenza templare. A contestarle, con un argomentato articolo, è stato il professor Angelo Biondi. Sempre riferendosi a un ipotetico ambito templare sono state pubblicate notizie sulla scoperta di un cunicolo (con tanto di fantasma) che non è altro che un manufatto realizzato nel 1941, per far defluire le acque sotterrane che minacciavano la stabilità della chiesa.
fonti:
Paolo Lorenzoni
“Le chiese di Arcidosso e la pieve di Lamula” di Carlo Prezzolini