La Settimana santa a Radicofani ci parla di un mondo antico ma sempre nuovo: è un momento di intensa spiritualità che si percepisce anche senza spiegazioni.
Riti solenni che trovano le loro radici nelle tradizioni e nella cultura antica di un popolo, custode delle proprie origini. La settimana santa a Radicofani presenta ancora oggi forti tratti sacri, un ricco patrimonio immateriale, processioni, ed espressioni di una civiltà cristiana in grado, di esprimere l’essenza vera del credo religioso.
In questo borgo che domina la Val d’Orcia e la valle del Paglia e che siede silenziosamente ai piedi del Monte Amiata le tradizioni hanno superato i secoli e civiltà e sono rimaste intatte e perfettamente scolpite negli abitanti di questo territorio. Il profumo di questi riti religiosi che dominano la settimana appena iniziata è quella del bosso, un arbusto che viene usato per realizzare – da parte dei confratelli di Sant’Agata – una quinta che rappresenta il Calvario. Il bosso viene raccolto, preparato intrecciato e montato su impalcature che coprono tutta la parte centrale, del presbiterio, della chiesa di Sant’Agata. In questa chiesa come nella parrocchiale di San Pietro Apostolo e nella chiesa di Santa Maria Assunta della Misericordia si svolgono i vari riti.
Già nella mattina del giovedì santo (13 aprile) i vari confratelli preparano tutto il necessario per la messa in “Coena Domini”:i lumi, i pani, i biscotti della vigilia (senza uovo), gli arredi, i candelabri. Per la lavanda dei piedi, il giorno di San Giuseppe, vengono estratti confratelli della Misericordia e di Sant’Agata che prenderanno parte alla Messa alla processione di Penitenza del Giovedì santo, alla liturgia della Passione, alla processione del Venerdì santo e, infine, alla Compieta solenne la sera di Pasqua. Dopo la messa in “Coena Domini” e la Lavanda dei piedi, il giovedì si compie un antico rito: la processione di Penitenza. Avanti gli scalzi che portano una grande croce e due lampioni, dietro gli “apostoli” estratti per la lavanda e poi il popolo. La processione dopo un giro di tutto il paese rientra nella chiesa parrocchiale, mentre i confratelli sostano in ginocchio davanti all’altare della Reposizione e il coro intona il salmo 50, il Miserere, in latino. Poi, in silenzio, la processione si scioglie ed inizia l’adorazione notturna dei confratelli che alle sei del mattino cedono il passo alle consorelle dell’Addolorata e del Carmine.
Il venerdì gli oratori sono in fermento. Alle ore 13 il “Regolone” annuncia che stanno per iniziare le Tre ore di agonia. Questa pia pratica si compie ancora sui testi settecenteschi. Il contesto: la chiesa di Sant’Agata, con il Calvario illuminato e le tre croci svettanti. Si ripercorre l’agonia di Gesù sulle sette parole che pronunciò sulla croce tra meditazioni, canto corale ed assoli, approfondendo l’importanza della redenzione. Intorno alle ore 16 il rito termina, e si porta la statua dell’Addolorata nella chiesa di Santa Maria Assunta, di fronte alla statua di Gesù morto. La sera (alle 20,30) con la liturgia della Passione nella chiesa di San Pietro, c’è il bacio della croce e, di seguito, la grande processione. Questa inizia con gli scalzi che portano una grande croce ottocentesca, seguiti da altri incappucciati, poi dai confratelli di Sant’Agata con la cappa rossa, la banda, le consorelle del Carmine, le consorelle dell’Addolorata e l’Azione cattolica con i loro stendardi. Quindi il parroco e la statua di Gesù morto con il baldacchino portato dai confratelli della Misericordia con la cappa nera, la statua dell’Addolorata portata dai confratelli del santissimo sacramento con la cappa bianca, e il popolo. La banda intona musiche sacre, i canti tradizionali accompagnano il cammino per le vie, e il patos raggiunge il culmine quando la processione rientra nella Chiesa di Sant’Agata. Il Calvario è illuminato, le confraternite si dispongono per il rito dell’adorazione del Cristo morto. Due a due percorrono la navata facendo tre genuflessioni e baciando la statua di Gesù, il coro canta il Miserere, finito il rito tutto il popolo bacia la statua di Gesù e porta con sé un rametto di bosso, che ricorderà tutto l’anno la passione del Cristo all’interno delle case.
Il sabato mattina ci si riporta nella chiesa di Sant’Agata, dove si svolge la pia pratica del pianto di Maria: sette stazioni che ripercorrono il dolore della Madonna, meditazioni, canto corale e assoli. Dopo circa un’ora e mezza, cantando lo “Stabat Mater”, si porta la statua dell’Addolorata nella chiesa di Santa Maria, dove già si trova quella del Gesù morto e si rimane in silenzio sino a sera. Nel pomeriggio le famiglie si ritrovano in San Pietro per la benedizione delle uova, per poi attendere la grande veglia (inizia alle 23).
Il mattino di Pasqua è caratterizzato dalla santa messa solenne e, in ultimo il pomeriggio, dopo la messa vespertina, dalla solenne Compieta con la presenza dei confratelli di Sant’Agata e della Misericordia in abito storico che, di fronte al Santissimo Sacramento cantano i salmi e ringraziano Dio dei doni spirituali ricevuti in questi giorni così intensi.
Notizia e foto: ufficio stampa