II seno nudo della Madonna del Latte è sfuggito alla censura ecclesiastica e oggi è possibile ammirarla nell’oratorio di San Rocco
La Fondazione Le Radici di Seggiano ha lanciato un curioso progetto che si chiama “Seggiano Curiosa” . Attraverso questa rubrica editoriale alcuni aspetti poco conosciuti di Seggiano tornano a galla: “L’intenzione – spiegano dalla Fondazione – è di rileggere le opere e la storia del nostro territorio con occhi diversi, alla ricerca delle radici culturali”. E di curiosità sono emerse. A noi di Thatsamiata ha catturato la storia della Madonna del Latte, un’opera solo apparentemente secondaria che si trova nell’oratorio di San Rocco.
LA MADONNA DEL LATTE DI GIROLAMO DI DOMENICO
Tra gli affreschi quattrocenteschi di Girolamo di Domenico, in basso nella parete di sinistra in fondo, troviamo una bella Madonna del Latte. E’ una rappresentazione della Madonna che porge il seno nudo al Bambino, girato verso l’osservatore. Questa della Madonna che allatta il Bambino è un’iconografia molto comune nel Medioevo; la venerazione della Madonna come protettrice delle puerpere e simbolo della fertilità si ritrova ad esempio a Siena in bellissimi dipinti medievali come quello del Lorenzetti nel Palazzo Arcivescovile. Costituisce anche un’invocazione alla Madonna per la protezione contro peste e carestie in un periodo in cui il latte materno costituiva elemento indispensabile per la sopravvivenza dei neonati.
DA STILIZZATA, PIATTA, ETEREA, LA MADONNA “DI DOMENICO” ACQUISISCE FISICITA’ E VOLUME E DIVENTA “OSÈ”
La Madonna nella pittura medievale è stilizzata, piatta, eterea, simbolica. Nel Rinascimento acquisisce fisicità e volume secondo i canoni dell’umanesimo; la nascita della prospettiva porta nella pittura la terza dimensione e le figure sono caratterizzate da un forte realismo. Soprattutto nel nord Europa si giunge ad immagini della Madonna Lactans che oggi definiremmo quantomeno “osè”.
E’ cosi che il Concilio di Trento, a metà cinquecento, mise al bando queste immagini, considerate sconvenienti, che potevano fuorviare il fedele dalla preghiera. Fu vietata la iconografia e demandato ai vescovi di decidere se rimuovere le immagini esistenti. Molte Madonne furono ritoccate e coperte e questo rischio ha corso anche il dipinto di Seggiano.
Forse perché si trova in una piccola cappella, forse perché è collocata in un angolo poco visibile, quasi nascosta, forse perché il vescovo apprezzò la bella immagine (forse più bella della immagine principale dietro l’altare) il dipinto è giunto intatto fino a noi. Il restauro recente le ha ridato i colori vividi, ma la posizione, un po’ infelice, porta i visitatori ad ignorarla.
Testo ripreso dalla Fondazione Le Radici di Seggiano
Foto di Daniele Badini