Tra le colline, il monte Amiata e i prati della Val d’Orcia c’è una comunità di persone che fa crescere un mondo di sapori autentici, naturalmente biodiversi
La Comunità del Cibo e dell’agrobiodiversità del monte Amiata è nata sull’antico vulcano e raccoglie territori di ben 14 diverse municipalità. Costituitesi formalmente di recente, il lavoro parte da lontano e oggi conta 20 realtà che ne fanno parte (ma il numero è destinato a salire) tra contadini, produttori e coltivatori. La loro missione è preservare e valorizzare il ricco patrimonio di agro-biodiversità dei territori che abbracciano il monte Amiata e le sue pendici. Al centro di questo importante progetto, di e per la comunità, ci sono in primo luogo i coltivatori, veri e propri custodi delle colture autoctone.
VALORIZZARE L’AGROBIODIVERSITÀ
La Comunità del Cibo dell’Amiata, la quale nasce dalla definizione della Legge Nazionale n.194/2015 sulla Biodiversità, si basa sulla condivisione dei valori contenuti nella “Carta della Comunità del Cibo e della Biodiversità di interesse agricolo e alimentare del Monte Amiata”. È stata dunque costituita una rete d’imprese che unisce diverse realtà tra aziende agricole, artigiani, ristoratori, due cooperative di comunità, una cooperativa di produttori, associazioni ed enti operatori turistici e professionisti che insieme hanno fatto nascere una comunità fondata sulla biodiversità dell’Amiata e sul valore del Cibo che, su tale vulcano, viene prodotto. Il cammino della rete è cominciato grazie al lavoro di aggregazione compiuto dalle associazioni capofila “La Pera Picciòla” e “GenomAmiata”, una del versante orientale e l’altra del versante occidentale della montagna, ed è collegato allo sviluppo dell’ ”Ambito Turistico Amiata”. “Siamo consapevoli – raccontano i protagonisti di questo progetto – che l’agrobiodiversità, coltivata e allevata, è espressione della coevoluzione tra territorio e comunità e ne determina la ricchezza culturale e naturale. Noi lavoriamo per riscoprirla e valorizzarla”.
“Questo progetto –dichiara Paola Corridori, nota imprenditrice agricola amiatina e Presidente della Comunità- avrà un grande impatto nello sviluppo del territorio a livello economico, ambientale e soprattutto sociale e culturale. Il Coltivatore e l’Allevatore Custode sono figure essenziali, perché conservano il nostro ricco patrimonio di agro-biodiversità e sono al centro di un modello di relazioni, anche commerciali, connesso con tutti gli operatori del nostro territorio”
I PROGETTI DEI COLTIVATORI CUSTODI: DAI GRANI ANTICHI COLTIVATI A SEMPRONIANO AL FAGIOLO CIAVATTONE DI SORANO
Il lavoro dei “coltivatori custodi” dell’Amiata è quello di far crescere e di salvaguardare le coltivazioni tradizionali che fanno parte della Banca del Germoplasma della Regione Toscana. E’ con passione che i coltivatori custodi promuovono l’agro-biodiversità e le varietà genetiche locali del territorio dell’Amiata. La Comunità del Cibo dell’Amiata ha avviato un progetto con l’Università di Pisa – Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-Ambientali, volto alla caratterizzazione di due varietà locali il granturco di Castell’Azzara e il Fagiolo borlotto del Minatore : due varietà vegetali che se verranno riconosciute in via di estinzione andranno a far parte della banca del germoplasma: alcuni grani antichi coltivati a Semproniano e Roccalbegna, legumi di Castell’Azzara e Sorano, le patate di Selvena e de Le Macchie, sono solo alcuni delle varietà oggi al centro di politiche di salvaguardia, promozione e valorizzazione attraverso la commercializzazione finale dei prodotti.
Gli obiettivi della Comunità del cibo sono comuni e trasversali, come lo studio dell’agrobiodiversità locale, la promozione di circuiti locali di produzione, trasformazione e vendita, la sensibilizzazione della cittadinanza sull’importanza della tutela dell’Agrobiodiversità locale come elemento identitario, la creazione di reti tra agricoltori e altri operatori della filiera per la condivisione degli aspetti tecnici della coltivazione, dell’allevamento, della trasformazione e dell’utilizzo dei prodotti locali biodiversi.
COSA VUOL DIRE ESSERE UNA COMUNITÀ DEL CIBO E COME FARNE PARTE
Tante aziende custodiscono i valori e le tradizioni della agro-biodiversità locale, alcune si sono riunite in questa giovane e trasversale comunità. Ad esempio ci sono aziende che allevano maiali di cinta senese, apicultori, aziende che producono olio extravergine bio, piccoli caseifici, c’è chi è specializzato nella produzione di fagioli, chi di grani e chi invece, ad esempio dei forni di piccole località di provincia che trasformano in pane e paste i grani coltivati dai contadini custodi. Insomma C’è un mondo di associazioni locali, comuni, enti di ricerca ed università che affiancano e supportano i progetti della Comunità del Cibo. Insieme per sensibilizzare e far crescere la cultura del consumo critico, della corretta alimentazione, della responsabilità sociale e del rispetto del territorio. Ecco come fare per farne parte.
UN EVENTO PER RIBADIRE L’IMPORTANZA DELLA BIODIVERSITÀ
Sabato 21 maggio la Comunità del Cibo dell’Amiata ha organizzato un’importante giornata a Villa Sforzesca, nel comune di Castell’Azzara. Sarà l’occasione per partecipare a interessanti dibattiti sui temi che caratterizzano il progetto della Comunità del cibo e degustare i prodotti dell’agrobiodiversità locale trasformati in ottimi piatti dai ristoranti locali.